C’e una cosa più importante della partecipazione al funerale di una persona cara, è l’aver avuto occasione di salutarla ancora in vita. Mi è capitato con Pasquale Giacomobello, ispettore in pensione per causa di servizio dal 1996. Giacomobello lo avevo conosciuto a Nettuno, partecipando entrambi al corso allievi Sottufficiali anno 1971/1972. Il 71 è un anno memorabile per il Corpo delle Guardie di P.S. Il progetto per una Polizia Moderna concepito dal Prefetto Vicari sta prendendo corpo. La sfilata delle forze armate del 2 giugno, è la dimostrazione plastica di quel disegno. Il Corpo sfila ai Fori Imperiali con in testa la fanfara, seguita dall’ Accademia e, per la prima volta nella sua storia, da un battaglione di 300 allievi sottufficiali ( Giacomobello e il sottoscritto ne facciamo parte), oltre a tutte le specialità del Corpo. Lo spirito di corpo è altissimo e ci riempie di orgoglio. Nella licenza che ci concedono a seguito della sfilata, Giacomobello mi propose di tornare ad Altamura, la comune città natia, indossando la divisa con il filetto d’oro. Declinai l’invito e lui ci restò male, perche forse lo aspettava la ragazza. Eravamo diventati amici, oltre che colleghi. Svolgemmo insieme diversi servizi di O.P. e un campo estivo a Tagliacozzo. A fine corso destinarono Giacomobello alla Questura di Matera e il sottoscritto alla Frontiera di Brogeda. Giacomobello era entrato in Polizia nel’63 corso a Nettuno. Nel 64 a Palermo e nel 65 a Corleone. A giugno dello stesso anno venne trasferito a Sassari. Sono gli anni del banditismo sardo e i baschi Blu del famoso II Celere di Padova, sono chiamati adoperate in quel contesto difficile. I conflitti a fuoco sono all’ordine del giorno. Giacomobello si trovò coinvolto in più di uno. Nel 1968 venne trasferito a Roma al Commissariato Monteverde, sino al 1971 quando vinse il concorso per allievi sottufficiali. Destinato a Matera da V. Brigadiere ricopri diversi incarichi, da ultimo: responsabile dell’ Ufficio Passaporti. Alla prima mia licenza andai a trovarlo. Mi raccontò la sua prima operazione di P.G. in terra lucana. Giacomobello era un Poliziotto vero, coriaceo come il mazzaro, la pietra dura che lavorava ragazzo da scalpellino. Aveva una memoria prodigiosa. Quelli come lui sono sempre stati gli archivi viventi del Corpo. Un acume spiccato e una risolutezza nell’ affrontare tutte le situazioni. Caterina, la sua figlia minore, mi racconta che anche a casa era mattiniero, il suo motto “ da mò che e fatto giorno!”. Quanto a dire che portarsi avanti nei compiti, è tipico degli uomini di azione. Di quella prima operazione di polizia mi raccontava che, intervenuto a bloccare un tale che sparava in luogo pubblico, esperito le formalità di legge, compreso il sequestro dell’arma, una volta rientrato in Questura venne “ invitato“ dal funzionario di turno ad una condotta più prudente, che tenesse conto di usi e costumi locali. Quanto a dire che da quelle parti le leggi andavano interpretate chiudendo un occhio. Giacomobello c’era rimasto male e me lo aveva confidato.
Veniamo ai nostri giorni. E’ l’antivigilia di quest’ultimo Natale 2015. Sono stato a trovare Pasquale, è seduto su una poltroncina. A causa di una caduta di qualche anno fà non è più in grado di camminare, ha qualche difficoltà nel parlare, ma e sempre lucidissimo. Scambiamo battute come ai vecchi tempi: Pasquale ti ricordi quella volta cha da Tagliacozzo siamo andati a visitare l’Aquila e osservando tanti edifici fatiscenti, commentammo che al più piccolo terremoto sarebbe venuto giù tutto? Purtroppo, qualche anno dopo il terremoto ci fu davvero e fu una tragedia. E quella volta che in libera uscita abbiamo corso con i Kogart! “ Pasquale la tua macchina sta prendendo fuoco?” pensava che io scherzassi, ma la fiamma gli lambì il sedere e lui schizzo fuori come un grillo, tra le risate di colleghi e civili. Abbiamo riso ancora una volta. Pasquale devo salutarti, è ora di cena, ti lascio una bottiglia del mio vino cigliegiolo, mi dirai come la trovi. E lui, va bene te lo dirò, e grazie per la visita. Ci siamo abbracciati per il saluto e gli auguri Natalizi. Sarà l’ultimo saluto. Pasquale se né e andato con discrezione quella stessa notte in un dignitoso silenzio, come nel suo carattere. Il giorno di Santo Stefano ho partecipato al suo funerale, c’erano molti ex colleghi, alcuni li conoscevo. Nella chiesa di san Michele, Rosa la sua figlia maggiore, ha letto una dedica toccante. Accanto a Lei c’erano i fratelli Giammarino e Caterina. Quest’ultima mi ha raccontato la premura del papà quand’erano piccoli. Prima di andare a scuola raccontava loro delle filastrocche. Cosi emerge la figura di un genitore severo e autorevole, ma affettuoso e capace di trasmettere a figli i valori e quella disciplina che, prescindendo dalla nostra formazione militare, è la base delle regole nella famiglia nella società. Pasquale e la sua consorte Maria, che con grande amore e sacrificio lo ha assistito in questi anni difficili, dando l’esempio genitoriale che è l’unica eredità che conta nella vita.
Addio Ispettore Pasquale Giacomobello sei stato un ottimo Poliziotto, un prezioso collega, un padre e marito esemplare, nonché un carissimo amico.
Giovanni TANCREDI
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