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Lettera aperta al Presidente ANPS Claudio Savarese (di Giovanni TANCREDI)

Signor Presidente, leggiamo spesso nei suoi editoriali, il richiamo a evitare personalismi nelle varie attività associative. Non è difficile accogliere il suo invito, almeno per noi ex appartenenti, abituati alla disciplina delle stellette con cui ci hanno formato. Apprezzo la linea della rivista, quando si occupa di raccontare il passato del Corpo, attraverso testimonianze documentali e fotografiche. La storia della Polizia fa parte della storia patria. Possiamo oggi limitarci a questi, seppure interessanti , “Amarcord “?

Io penso non sia più sufficiente e dovremmo allargare il nostro sguardo agli avvenimenti contemporanei. Il Mondo intero è attraversato da cambiamenti epocali, che si riflettono sul nostro Paese. Ne cito qualcuno: clima, ridistribuzione delle risorse e demografia. Questa ultima è l’incognita maggiore.

La prolificazione eccessiva di vaste aree della terra, che risentono di nuove forme di colonialismo, sta producendo una migrazione epocale di massa. Governare questo fenomeno appare impossibile. Certamente non lo facilita l’abolizione delle frontiere, con cui l’Europa si è privata di un ragionevole filtro. Dopo queste necessarie, per quanto insufficienti, premesse, Le porgo una domanda: la scelta politica di smilitarizzare il glorioso Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza (quando oggi la stessa politica ha appena militarizzato il Corpo Forestale dello Stato) è stato un bene per la Polizia?
Personalmente ritengo non lo sia stato. La Polizia Moderna concepita dal prefetto Vicari, con un’Accademia all’avanguardia e delle ottime scuole di specialità, aveva portato l’Istituzione a un altissimo livello di efficienza. Fondamentale per un Paese afflitto da mafie e corruzione. La smilitarizzazione, temo, sia stata una scelta improvvida che ha portato, tra le altre conseguenze, la prolificazione di sigle sindacali che, al di là di una giusta tutela dei diritti lavorativi, ha introdotto una strisciante politicizzazione (ci sarebbe anche da riflettere sulla possibilità concessa a pubblici ufficiali, di candidarsi a cariche politiche e rientrare in servizio, magari nella stessa città).

In occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, il Procuratore di Milano ha evidenziato come il tetto di 30 anni previsto per i concorsi in magistratura, penalizzi gli elementi migliori. La scuola superiore di Polizia, se non erro, prevede per i partecipanti al concorso un tetto di 32 anni, seppure con laurea. L’Arma forma i suoi bravi ufficiali in quattro anni, con un tetto d’ingresso di 22 anni, come la nostra ex Accademia.

Proposta: perché la nostra Amministrazione non attinge i quadri dalla stessa Accademia di Modena dopo il primo biennio, perfezionando i corsi con un secondo biennio alla Scuola Superiore di Polizia? Avremmo un’impostazione militare di base nei quadri, omogenea a quella degli agenti che oggi provengono da altre forze armate. Ne guadagnerebbe la disciplina, oggi un po’ carente. E più di ogni altra cosa, si avrebbe un controllo selettivo e meritocratico nell’arruolamento degli aspiranti poliziotti. Si eviterebbero anche le incresciose situazioni di irregolarità, emerse nei recenti concorsi, che diverse amministrazioni si sono viste costrette ad annullare.

Sul portone della nostra Accademia capeggiava la scritta “Per il bene della Patria educo i suoi figli migliori” Beh facciamo in modo che a entrare in Polizia siano ancora i più meritevoli.

La storia e il prestigio del Corpo sono patrimonio di tutti gli appartenenti in servizio e in quiescenza che l’hanno guadagnato con i loro sacrifici, soprattutto in tempi difficili. Più ancora sono patrimonio del Paese da cui la Polizia è chiamata a difendere le leggi e la legalità.

La ringrazio per l’ospitalità e Le porgo rispettosi e cordiali saluti.

 

                 Il Socio effettivo ex Brigadiere di P.S. Giovanni Tancredi. Como

 

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