Il 15 luglio del 1981 l’artificiere Luigi Carluccio moriva in seguito all’esplosione di un ordigno. Era arrivato dalla Questura di Milano per disinnescare diversi tubi esplosivi, piazzati a Como dalle Brigate Operaie, davanti ad attività commerciali. Nel trentesimo anniversario della scomparsa, il dirigente generale Pericle Bergamo, socio della sezione ANPS di Como, racconta gli ultimi istanti dell’eroe.
Capita nella vita di un appartenente alle forze dell’ordine di alzarsi una mattina e, improvvisamente, incrociare sul proprio percorso lavorativo l’imponderabile, il caso. Alcuni di loro, diversamente dagli altri, fanno invece della loro vita una eterna sfida, nella consapevolezza però che questa loro sfida è sicurezza, sicurezza per la vita degli altri, sicurezza per tanti di noi. Tutti potenziali eroi! Luigi Carluccio era uno di questi. Aveva scelto di fare l’artificiere nella Polizia di Stato e con il pericolo si confrontava ogni giorno, sia quando si esercitava nello
studio di inneschi ed esplosivi di ogni tipo, sia quando interveniva sul posto con cui era richiesto il suo delicato intervento. Il suo lavoro era ancor più impegnativo in un periodo ove il terrorismo organizzava agguati mortali. Il 15 luglio del 1981 il giovane sottufficiale della Polizia di Stato era andato al lavoro come al solito in attesa di quella chiamata che poi lo avrebbe visto impegnato a risolvere i problemi della comunità, a stemperare le paure altrui, con intelligenza e professionalità, inconsapevole di quanto il destino gli riservava. Carluccio l’ho conosciuto purtroppo la sera di quel luglio del 1981, quando a Como e specificatamente in tutto il centro città mani ignote e vili avevano seminato pericolosi ordigni esplosivi. Gli ordigni erano posizionati all’interno di negozi di ogni tipo, pronti ad esplodere contro cittadini inermi ed incolpevoli. Nella notte dopo le prime esplosioni, ero stato chiamato, in quanto dirigente della Squadra Mobile, e con alcuni dipendenti avevo incominciato il giro del centro alla ricerca di eventuali altri ordigni inesplosi. Da Milano, chiamati con ogni urgenza, erano giunti nel frattempo, gli artificieri di quella Questura, al comando del brigadiere Luigi Carluccio, artificiere di turno. Lo avevamo seguito nella notte alla ricerca di altri ordigni e lo avevamo guardato disinnescarli con profonda ammirazione per la calma e la professionalità dei gesti. In via Vittani, aveva disinnescato un ordigno posizionato all’interno di un negozio, ed alla fine dell’operazione non ero riuscito a contenermi e gli avevo espresso l’ammirazione di tutti quanti noi che l’osservavamo da lontano, per la professionalità ed il coraggio.
Mi aveva risposto con un sorriso e nemmeno il tempo di riprendere il fiato che già ci avvertivano della presenza di un altro ordigno nella macelleria di viale Lecco. Ivi giunti, aperta la saracinesca avevamo trovato un altro di quei nefasti tubi collegati ad una sveglia. Carluccio accovacciatosi aveva incominciato a lavorare con una forbicina, forse per tagliare i collegamenti tra tubo e sveglia. Ma prima di iniziare aveva chiesto una sigaretta ad un collega e poi ci aveva invitato ad allontanarci perché c’era pericolo, si era reso conto che le lancette si erano già unite e solo per un caso il congegno non aveva funzionato. Dopo un attimo abbiamo udito un forte scoppio ed il Carluccio, afflosciatosi come un manichino, si addossava alla parete, quasi seduto. Avvicinatici, incuranti di un possibile nuovo scoppio, ci accorgemmo che ormai la parte nascosta, quella destra del suo corpo era sventrata! Il seguito è storia, oltre la disperazione per la morte di un collega, di un uomo coraggioso. Dopo tempo immemorabile, finalmente nel 2010, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, rendeva giustizia ed onore al brigadiere Luigi Carluccio, con il conferimento della medaglia d’oro al valore civile alla memoria. Ora Carluccio vive per sempre nella memoria dei colleghi, nella memoria collettiva, nella storia della Polizia di Stato, nell’elenco formidabile di coloro che in ogni epoca hanno sacrificato la vita per tutelare l’incolumità di tutti noi cittadini. Noi speriamo che viva anche nel tormento di quei fantasmi che, incuranti della vita umana, pensando di essere al di sopra delle coscienze, armarono e posero gli ordigni fatali.
Pericle Bergamo
Dirigente generale e socio ANPS di Como
[pubblicato su “Fiamme d’oro – ANPS n. 03/2011]
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