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Bufera sulla Polizia comasca : quando i mass-media vanno oltre il dovere di informare (articolo del Socio Tancredi Giovanni)

Una brutta vicenda ha coinvolto diversi appartenenti alla Polstrada di Como.

Ne hanno dato notizia quasi tutti i giornali.

I grandi una sola volta, a marzo 2014 quando è scoppiato il caso. Non così il quotidiano più diffuso sul Lario ”la Provincia” di Como che ne ha fatto una vera e propria campagna di  stampa.  Così che, il diritto di cronaca garantito dalla Costituzione nei limiti delle leggi e della deontologia professionale, si è trasformato in una pubblicazione  a puntate degna di un romanzo criminale. Intendiamoci  il fatto di per se increscioso c’è e si spera che la magistratura accerti le responsabilità (per lo più individuali)  nel più breve tempo possibile. Anche se sarebbe interessante capire chi e come ha fatto uscire lo stillicidio di notizie (spesso ripetute) che,  pubblicate da quel giornale, stanno disorientando la pubblica opinione, nuocendo all’immagine della Polizia e di riflesso delle altre forze dell’ordine. È  tanto verosimile questa analisi che la stessa “Provincia”  il 5 aprile con un articolo dal titolo “ Ingiusto deridere la Polizia” a firma Paolo Moretti, ha cercato di mettere una toppa a quel buco che essa stessa aveva allargato, dando il via ad una giusta indignazione quanto ad una pretestuosa denigrazione. Purtroppo piove sul bagnato, il 3 maggio è scoppiata un’altra grana. Ne  hanno dato notizia i giornali locali: un agente della Questura è stato arrestato con la  grave accusa di corruzione. Avrebbe venduto informazioni riservate ad agenzie investigative e di recupero crediti. Il giornale La Provincia si pone la domanda cosa sta succedendo alla Polizia? Si potrebbe rispondere la stessa cosa che sta succedendo al Paese, ovvero stiamo scivolando nell’illegalità. Un inchiesta pubblicata dall’Espresso del 30 aprile dal titolo “corruzione al Palazzo di Giustizia” denuncia come anche in quel massimo organo di garanzie della legalità costituzionale si annidino numerosi casi di corruzione. Allora si fa fatica capire tanto accanimento sulle disfunzioni della Polizia, in un Paese in cui l’evasione fiscale, la corruzione e le mafie stanno minando la democrazia.  Sta  succedendo che personaggi pregiudicati dentro e fuori dal Parlamento condizionano le sorti della Repubblica. È paradossale che con la  spendig-review si stanno tagliando risorse e uomini alle forze dell’ordine, ( come ha denunciato anche il presidente Claudio Savarese sull’ultimo numero di Fiamme d’Oro).  Questo mentre  la criminalità organizzata e non,  dilaga in tutta la Penisola,  Lario compreso.

Abbiamo in Italia un ginepraio  di leggi e regolamenti  attuativi a volte in conflitto tra loro, che spesso non consentono l’applicabilità per mancanza di chiarezza, di personale e mezzi adeguati.  Sarebbero questi  i temi che i giornali dovrebbero approfondire anziché cavalcare notizie di cronache marginali. perché la vicenda della Polstrata non è un grave caso di corruzione nazionale commesso  per arricchimento personale, bensì una serie di omissioni e altri piccoli eventuali reati che assumono rilevanza perché commessi da pubblici ufficiali  per impreparazione, mancanza di senso del dovere e leggerezza. Reati che se provati avrebbero certamente danneggiato le casse dello Stato (e di questo si dovrebbe rispondere), ma non creato quell’allarme sociale come succede per tanti altri reati gravi. Quanto alla nostra Polizia potremmo dire che alcuni dei suoi mali discendono dalla smilitarizzazione che ha  introdotto una eccessiva proliferazione di sigle sindacali.  La coesione della Polizia  ne risulterebbe rafforzata se venisse  coltivato maggiormente il senso della disciplina oltre che lo  spirito di Corpo

Un’inchiesta giornalistica  seria dovrebbe chiedersi piuttosto come avvengono le assunzione nello Stato in generale e nelle forze dell’ordine in particolare, con quali criteri. Se meritocratici o anche con raccomandazioni clientelari come si usa spesso nel Bel Paese. Queste notizie sì che darebbero alla pubblica opinione gli elementi per capire come e perché in molti apparati dello Stato si sviluppano talora comportamenti che sfociano in reati da parte di personale professionalmente inadeguato al ruolo che copre. Come ex giornalista pubblicista ho provato un certo imbarazzo nel leggere la campagna di stampa a puntate della “Provincia”; come ex appartenete della Polizia di Stato, la cui divisa ho indossato con orgoglio per diversi anni, esprimo solidarietà al Corpo e ai tanti appartenenti che assolvono ai loro compiti con abnegazione ed onore.

                                                                                               Tancredi Giovanni

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