Poliziotti e giornalisti condividono (o dovrebbero) alcune qualità come l’obiettività, l’onestà intellettuale, il sangue freddo, la pazienza e la capacita di valutazione rapida delle situazioni. La ricerca della verità sui reati che la legge impone ai tutori dell’ordine, viene interpretata spesso più disinvoltamente dai giornalisti che a volte confondono i fatti con le opinioni. I Montanelli e i Biagi hanno pochi eredi. Nella mia esperienza di pubblicista mi ha aiutato la formazione di poliziotto per raccontare i fatti nel modo più obbiettivo possibile, con la sola attenuante della buona fede. Non farsi coinvolgere dalle vicende è una buona regola. Che questa volta disattendo, perché del brigadiere di Pubblica Sicurezza Luigi Carluccio sono stato parigrado. Del 23^ corso lui, del 21^ il sottoscritto. La facilità e a volte il pressapochismo con cui la gente fa ricorso al termine “eroe” mi impedisce di usarlo efficacemente per Carluccio. Lui era un militare per formazione, giacché la Polizia era un corpo militare di eccellenza. Un brigadiere del Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza debitamente addestrato nelle scuole di formazione e specializzazione. Ma la professionalità da sola non basta, per fare un uomo dello Stato occorre rigore morale e una naturale predisposizione all’altruismo. Carluccio era un giovane generoso, preparato nel suo lavoro e con il senso del dovere da assolvere sino in fondo.
Nella notte di quel 15 luglio 1981 menti criminali armarono uno o più sicari che collocarono bombe dietro una decina di saracinesche di esercizi commerciali a Como. Per terrorizzare e annichilire una città nel punto più vulnerabile: l’economia. Carluccio fu chiamato in qualità di artificiere a disinnescarle. Un compito difficilissimo perché gli ordigni erano tanti. Dopo i primi disinneschi riusciti, in viale Lecco qualcosa andò storto e la bomba deflagro uccidendo il giovane brigadiere, padre di un bimbo di pochi mesi. Questore all’epoca era il dott. Luigi VITTORIA e capo della Mobile il dottor Pericle Bergamo che si impegnarono nelle indagini, ma purtroppo senza risultato. Non essere riusciti a risolvere il caso, penso faccia parte dei misteri d’Italia, che nascondono proprio nelle stragi e attentati irrisolti, il bandolo della matassa che vede questo Paese perennemente esposto sui temi della legalità e della democrazia. Quest’anno nell’anniversario della morte, la partecipazione di autorità civili e militari, associazione d’Arma, nonché di comuni cittadini è stata più numerosa di altri anni. A dimostrazione che il tema della legalità è sempre più sentito. In questi momenti di crisi generalizzata, coloro che si occupano di amministrazione pubblica a tutti i livelli, spesso non riescono a dare risposte efficaci ai problemi della gente. Per impossibilità oggettiva, per incapacità o perché, in casi sempre più numerosi, la corruzione diventa pratica diffusa sfuggendo alle connotazione di attività criminale vera e propria, inquinando così la vita civile della Nazione. Allora è naturale che la gente guardi all’ Istituzione Polizia di Stato come a baluardo della democrazia.
La presenza della moglie del brigadiere Carluccio, Signora Maria Rosaria Maruccio e del figlio Alessandro, agente in servizio attivo, hanno dato alla cerimonia momenti particolarmente toccanti. Presenti il Sindaco di Como dottor Mario Lucini e vari assessori, il prefetto dottor. Michele Tortora, il Questore dottor Michelangelo Barbato, il comandante della Polstrada dottor. Patrizio Compostella alti esponenti di altre forze dell’ordine, nonché un nutrito numero di cittadini comaschi. La messa nella bella basilica romanica di San fedele è stato celebrata dal parroco don Carlo Cadori coadiuvato dal nuovo cappellano militare attuale don Marco Spada e dal vecchio don Mario Borrella. Il tema dell’omelia “”Per non dimenticare”” è stato un messaggio forte di gratitudine alla memoria di Carluccio e di speranza per una comunità che condivide con il resto del Paese, le difficoltà di una congiuntura economica epocale, ben sapendo che il tema della legalità è imprescindibile per la rinascita civile ed economica e per il futuro dei giovani che ormai è diventato presente.
Brigadiere Luigi Carluccio, la tua giovane vita non l’hai sacrificata invano. Il tuo esempio di coraggio, abnegazione e altruismo testimonia che nella difesa dello Stato il Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza ieri e la Polizia di Stato oggi, impegna i suoi uomini migliori a volte fino al sacrificio, come nel tuo caso. Lo Stato, riconoscente, ti ha insignito della medaglia d’Oro alla memoria.
La città di Como ti è grata perché, se oggi gode ancora di una civile convivenza, lo deve a uomini come te, coraggiosi fino alla morte. Perciò ti rende omaggio. Lo facciamo anche noi colleghi in servizio e raccolti in associazione che in onore alla tua memoria, abbracciamo idealmente i tuoi cari dicendoti che nei nostri cuori sei sempre uno di noi.
PS
Un piccolo “cammeo“ lo dedichiamo al quotidiano “la Provincia” di Como” senza vena polemica, ma con franchezza: sarebbe stato apprezzabile se avesse dedicato un servizio più generoso alla cerimonia, in luogo di quello striminzito corredato da una foto altrettanto minuscola.
Ci auguriamo che nella prossima ricorrenza venga dedicato uno spazio degno alla memoria del brigadiere Luigi Carluccio che è anche, e soprattutto, la memoria della città di Como.
Articolo del Socio
Giovanni Tancredi